venerdì 11 aprile 2008

Da Atene a Pechino...

Eravam rimasti ad Atene, nella Stoa, a parlare...
Poi rientri a casa la sera, accendi la tv, oppure guardi il giornale preso il mattino e che non hai ancora avuto il tempo di sfogliare, oppure accendi la radio in auto sulla strada del ritorno, e la notizia che mi fa sempre più schifo vedere e sentire è sempre lì...
Io amo lo sport, credo che possa avere veramente un valore educativo, e sin da piccolo ho amato le Olimpiadi, l'evento sportivo per eccellenza.
Ma più di tutto ho amato quelle storie di uomini e donne che vi hanno partecipato, di quelli che sono arrivati sul tetto del mondo dopo momenti difficili, dopo vite travagliate, dopo vicende che ti fan piangere al solo sentirle. Sono quelle cose che ti fanno sognare, e che, forse stupidamente, ti fan dire "Cazzo, era una persona come altre, magari anche più sfortunata, e guarda dove è arrivato...".
Pensate a Jesse Owens, un afroamericano che alle Olimpiadi del 1936 a Berlino, sotto gli occhi del Fuhrer, vinse 4 medaglie d'oro. Ad Ana Fidelia Quirot, che dopo la paura di morire e il dolore di un figlio perso trovò la forza di vincere l'argento ad Atlanta. E pensate a tutti quelli di cui magari non si conosce la storia, per cui solo essere là è il sogno di una vita...
E adesso?
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Adesso si va a Pechino, o Beijing, con una fiaccola, simbolo di spirito e valori, che è diventata il bersaglio dell'odio della gente contra le repressione cinese in Tibet.
Si va, seguendo i giochi di potere economici e politici, in una nazione che sta crescendo macinando la carne dei propri figli, senza pensarci troppo.
Si va in un paese che con lo spirito olimpico non c'entra proprio un cazzo.
Si va come nel 1996, dove per festeggiare i 100 anni si preferì seguire il portafoglio (la Coca-Cola ad Atlanta) piuttosto che il cuore e il buon senso (Atene, la culla delle olimpiadi).
Insomma, piano piano, con la torcia a capo della carovana, si va...


Si, Vaffanculo!!!

3 commenti:

Bobo ha detto...

Credo fermamente nelle tue parole... credo che lo spirito di Decoubertiana memoria si sia definitivamente assopito (l'importante non è vincere, è partecipare... ecc.) ... credo che il business la faccia da padrone... che i risultati di adesso siano frutto di soldi e sponsor...
Non ci saranno più gli Abebe Bikila, le Wilma Rudolph, i Mark Spitz che incantavano gli appassionati... ora non restano che immagini di sportivi che , sì vincono, ma che rimbalzano sui giornali per questa o quella marca..
Mi disp dirlo... lo sport in generale si sta un po' perdendo!!

Hola

Paolo ha detto...

It's business, man!

Bastava non dare loro le olimpiadi, oramai il gioco è fatto e non mi sembrerebbe neppure giusto boicottarle, anzi, sarebbe l'occasione giusta per far aprire gli occhi a tutti.
Immaginate la premiazione di un oro olimpico, l'atleta che lo riceve e mostra, d'improvviso in mondovisione, una bandiera del Tibet...o che in conferenza si metta a parlare delle violazioni dei diritti umani...

Potrebbe anche essere divertente vedere le facce che farebbero i dirigenti del partito...

Sergio ha detto...

Esatto Paolo, come alle Olimpiadi in Messico, con gli americani sul podio col guanto nero stretto a pugno.
Boicottare non è la soluzione, lasceresti troppo tranquilli i soliti noti.
Metterli in difficoltà è molto, molto più efficace...